ProntoPack

Storia di un tagliatore: 27 anni in produzione tra cambiamenti, nuove idee e viaggi illuminanti

Walter Bonfanti è tagliatore capoturno nel reparto produzione di ProntoPack, dove le grandi bobine di cartoncino vengono tagliate per la realizzazione dei fogli su misura ordinati dai clienti.
In azienda da quando ProntoPack era ancora “Fratelli Rotta”, Walter ci racconta come si lavora in produzione e come si è evoluto il lavoro di taglio in quasi 30 anni di attività.

Di cosa ti occupi in ProntoPack e in cosa consiste il tuo lavoro?

Nel mio reparto evadiamo gli ordini ricevuti dal customer service e il nostro compito è di rispettare i tempi e la qualità, secondo la programmazione di spedizioni che viene gestita dall’ufficio logistico.
Io sono tagliatore, ovvero mi occupo della gestione di questo macchinario di circa 20 metri, su cui sono caricate le grandi bobine di cartoncino che dobbiamo tagliare per ricavare i fogli di cartoncino nel formato richiesto dal cliente.
Su ogni taglierina è installato un terminale che ci segnala la lista degli ordini da evadere in sequenza temporale: dal monitor trasferiamo i dati alla macchina, che si setta automaticamente, e noi seguiamo la lavorazione, accertandoci che tutto vada per il meglio.
Verifichiamo che nella fase di taglio non ci siano errori che poi possano creare problemi nella fase di stampa, come curvature o grinze, e che i fogli siano caricati sui bancali correttamente.
Il reparto di produzione è la parte attiva del lavoro: è il cuore delle lavorazioni.

Da quando sei in azienda?

Sono in azienda da 27 anni, ho seguito tutta la trasformazione di Fratelli Rotta, che da ditta a gestione familiare oggi è diventata ProntoPack, una S.p.A. che non lavora solo il cartoncino, ma commercializza anche carta per ufficio e etichette per il packaging.
Ho preso parte a tanti cambiamenti avvenuti in azienda, come per esempio tutto il processo di informatizzazione. Oggi infatti, tutto è tracciato con codici a barre: dalla bobina che arriva da Desio, ai bancali che escono dai nostri magazzini e arrivano dai clienti.
Mi ricordo che quando sono arrivato in Fratelli Rotta c’era una vecchia taglierina in ghisa, e compravo i prodotti per lucidarla. Io sono contento e orgoglioso di aver partecipato a questa trasformazione. Adesso mi aspettano almeno 12-15 anni di lavoro e spero di concludere la mia esperienza lavorativa in questa ditta!

Quali sono state le attività in azienda più impegnative negli ultimi anni?

Sono stato caporeparto dal 2010 al 2012: sono stati anni intensi, perché non c’era mai stato un responsabile e mi sono dovuto adattare abbastanza velocemente al cambiamento. In questo periodo abbiamo introdotto il lavoro a turni implementando il personale.
Dal 2014 al 2017 sono stato responsabile di produzione. Svolgevamo questo ruolo io e un mio collega, gestendoci sui tre turni aziendali: quello è stato il periodo in cui abbiamo anche introdotto il turno notturno.
In quel ruolo ho avuto modo di visitare dei clienti, seguire l’evoluzione dei macchinari, ho visitato l’azienda produttrice delle taglierine, ho avuto contatto con i fornitori.
Per esempio, con gli ingegneri che si si sono occupati dell’automazione dei macchinari, è rimasto un rapporto di fiducia, quasi di amicizia, quindi anche oggi se ho un problema su una macchina, spesso lo risolvo telefonando all’ingegnere direttamente.
I tanti anni di lavoro e l’esperienza come responsabile mi hanno reso molto autonomo sulla parte di programmazione: riesco a fronteggiare gli imprevisti, abbino ordini meno urgenti con quelli urgenti per similitudini di settaggio della taglierina.
Mi adatto benissimo alle situazioni, adesso sono contento di essere tornato in produzione, perchè mi occupo di questo lavoro semplice, ma mai banale.

C’è un ricordo di questi anni che ti è particolarmente caro?

Negli ultimi anni, a causa di alluvioni, la ditta si è allagata due volte, mandando a quel paese tutta la produzione. Abbiamo lavorato tantissimo per risistemare tutto e Davide Renzi, il nostro Direttore Generale, ci ha offerto un viaggio premio in Finlandia presso una delle cartiere nostre produttrici. In quella occasione abbiamo avuto modo di “studiare” le taglierine dei nostri fornitori e, una volta tornati, abbiamo messo in piedi alcune innovazioni in collaborazione con l’azienda produttrice delle taglierine, come, per esempio, il nuovo raddrizzatore che poi è diventato standard nella loro produzione.
Oppure abbiamo chiesto di introdurre un nuovo guidabordo, uno strumento che permette di mantenere dritto il taglio longitudinale sul cartoncino.

Com’è composto il tuo staff e come siete organizzati? Con quali altri reparti lavori più strettamente a contatto?

Lavoriamo a stretto contatto con la logistica, che ci fornisce la sequenza di lavoro.
Al taglio ci sono 4 tagliatori per ognuno dei tre turni giornalieri, più almeno un’altra persona, chiamata “Help” che aiuta sulle linee di taglio più veloci.
L’Help lavora sulle due taglierine più nuove e automatizzate, dedicate ai grandi quantitativi di cartoncino da tagliare, spesso in bancali tra loro uniformi. Per questo motivo, si può svincolare dalla taglierina e reperire il materiale in magazzino in caso di necessità.
Sulle altre due taglierine, che sono quelle su cui di solito lavoro io, si fanno tagli più di dettaglio, con tanti settaggi diversi: è molto più divertente e vario e la giornata finisce in una attimo.
Oltre ai tagliatori, nello stesso turno, sono presenti un magazziniere che porta le bobine dal magazzino al reparto di taglio, un addetto bancali, un addetto all’imballaggio dei bancali conclusi.

Qual è una delle tue caratteristiche più apprezzate al lavoro?

Ho un carattere ruvido, direi sanguigno, ma sono sincero, non giro intorno alle cose.
Non dico quello che penso, ma dico quello che va detto, e credo di avere sempre avuto una certa onestà intellettuale nei confronti dei miei colleghi, con cui mi sono sempre comportato correttamente.
Mi sono sempre posto come un collaboratore, con l’approccio “venitemi dietro”, soprattutto quando ero responsabile.

Cosa ti rende più felice sul lavoro?

Il rapporto umano con tutti. Fino a qualche anno fa, gli uffici erano all’interno dello stabilimento produttivo, adesso sono in uno stabile adiacente. Ma questa vicinanza, nel tempo, mi ha insegnato che se c’è qualche problema, se ne parla.

Qual è una tua passione fuori dal lavoro?

Sono uno sportivo, anche se sono fermo da diverso tempo: ho praticato nuoto in acque libere (di solito al Lago di Lecco) e Triathlon, uno sport che unisce nuoto, ciclismo e corsa. Ho partecipato a qualche gara, e ho concluso un Ironman.
Qualche anno fa, con una attività organizzata, abbiamo fatto l’attraversamento dello Stretto di Messina: è stata l’esperienza in acque libere più bella di sempre.
Oltre a questo amo il fai da te: ho costruito dei mobiletti, ho tinteggiato con la tecnica della velatura con pennello a spatola, ho fatto dei lavori con il cartongesso, e ho fatto anche un po’ l’elettricista: guardo i tutorial, chiedo conferma ai professionisti e poi faccio!

Una cosa che hai imparato al lavoro e che ci regali come “pillola di saggezza”

“Anything is possible” che è il motto dell’Ironman: anche se ero impreparato e nel lavoro non avevo competenze specifiche, a testa bassa, con impegno e passione, sono riuscito, senza mai mollare.

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